Investigazioni Aziendali
Tra i molti casi di assenteismo dei dipendenti, è sempre più frequente trovare persone che utilizzano impropriamente permessi relativi alla Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone portatrici di handicap (legge 104/92 e sue modifiche). L’art. 5 dello Statuto dei Lavoratori (Legge 300/1970) dà facoltà al datore di lavoro di avvalersi di agenzie investigative con regolare licenza ex 134 T.U.L.P.S., per acquisire tutte le informazioni utili a confermare eventuali utilizzi illeciti dei permessi. Inoltre, come stabilito dalla sentenza 9217/2016 della Corte di Cassazione, è illecito anche l’utilizzo parziale delle ore di permesso, ovvero se è presente l’attività legata al disabile, ma tale attività non include la totalità del permesso, il datore di lavoro è legittimato ad attivare un licenziamento per giusta causa. Questi abusi possono creare gravi perdite economiche a livello statale, oltre che essere in contrasto con l’etica sociale e recare danno all’azienda. Affidare all’Agenzia incarico di verificare se il dipendente usufruisca dei permessi ex legge 104 solo per finalità di assistenza, significa assicurarsi fonti di prova documentale per intraprendere un licenziamento per giusta causa del dipendente, tutelando così il patrimonio aziendale.
Spesso le aziende possono avere al loro interno dei dipendenti che fanno uso ripetuto o eccessivo dei permessi retribuiti, di congedi per malattia, di aspettativa per motivi personali, di assenze ingiustificate e non rispettano l’orario minimo di lavoro. Tutto questo può causare malcontento fra i colleghi, costretti spesso a sopperire alle mancanze dei furbetti e creare quindi un ambiente lavorativo ostile. Per l’azienda tale situazione può essere molto compromettente, sia a livello produttivo che economico. La Suprema Corte ha spesso ribadito che, nel caso in cui il datore di lavoro abbia dei sospetti circa l’assenteismo dei suoi dipendenti, può rivolgersi ad un’Agenzia investigativa per accertare e provare che sussista l’ipotesi di assenteismo. Affidare all’Agenzia incarico di verificare possibili situazioni di assenteismo, significa assicurarsi fonti di prova documentale per intraprendere un licenziamento per giusta causa del dipendente, tutelando così il patrimonio aziendale e l’ambiente lavorativo stesso.
Il dipendente ha dei precisi obblighi nei confronti dell’azienda, tra cui la diligenza e la buona fede; dichiarando una malattia inesistente o simulando un infortunio, fa venire meno tali condizioni e si espone ad azioni sanzionatorie con possibile licenziamento per giusta causa. Come sostenuto da molte sentenze della Cassazione, l’efficacia del licenziamento per giusta causa, motivato dalla simulazione di malattia di un dipendente, è immediata e rappresenta un caso di recesso legittimo durante il rapporto lavorativo. Le motivazioni che spingono il lavoratore ad un comportamento così sleale e privo di senso civico, possono essere molteplici, ma spesso hanno lo scopo di prolungare ponti festivi, vacanze e weekend, o servono per svolgere una seconda attività lavorativa. Il datore di lavoro ha il diritto di salvaguardare gli interessi dell’azienda, accertandosi del rendimento dei propri dipendenti. Diventa dunque di primaria importanza dimostrare che il dipendente stia commettendo il reato di falsa malattia o di infortunio simulato, tramite mezzi leciti e sicuri. Affidare all’Agenzia incarico di verificare tali circostanze, significa assicurarsi fonti di prova documentale per intraprendere un licenziamento per giusta causa del dipendente, tutelando così il patrimonio aziendale e l’ambiente lavorativo stesso.
I furti di denaro, merci o altri beni dell’azienda, sono un fenomeno molto diffuso, che colpisce la maggior parte delle imprese, a prescindere dalle dimensioni delle stesse. Nella maggior parte dei casi, vengono commessi proprio dai dipendenti e dai collaboratori dell’azienda. Gli ammanchi possono riguardare prodotti in fase di inventario, denaro contante, carburanti, dispositivi tecnologici etc e non è sempre semplice tracciare il flusso del furto. L’azienda può subire quindi un danno economico non indifferente, sia in termini di perdita della spesa sostenuta per il relativo acquisto, sia per il mancato guadagno che sarebbe derivato dalle vendite delle merci rubate. Oltre al danno sulla redditività tali situazioni ledono il clima lavorativo, minando la fiducia e la buona fede che servono per ottimizzare le attività produttive. Il furto, anche tentato, dei beni appartenenti all’impresa può portare al licenziamento per giusta causa, anche senza preavviso, perché si tratta di un fatto che mina il rapporto fiduciario fra azienda e dipendente. Diventa quindi fondamentale accertare in modo concreto l’azione illecita del dipendente, con mezzi sicuri e professionali. Affidare all’Agenzia incarico di verificare possibili furti aziendali, significa assicurarsi fonti di prova documentale per intraprendere un licenziamento per giusta causa del dipendente, tutelando così il patrimonio aziendale e l’ambiente lavorativo stesso.
Nel diritto del lavoro l’espressione Aliunde Perceptum indica i redditi maturati grazie alla perdita del posto di lavoro originario, a causa di un licenziamento illegittimo. Infatti, in caso di licenziamento dichiarato con sentenza inefficace o invalido, il datore di lavoro deve corrispondere al lavoratore tutte le retribuzioni perse dal giorno della perdita del lavoro fino a quello della effettiva reintegrazione, così come stabilito dallo Statuto dei Lavoratori, Legge 300/1970. Tuttavia il datore di lavoro può richiedere una riduzione del risarcimento, in caso che il dipendente abbia percepito nel periodo una diversa retribuzione con un’altra occupazione (Aliunde Perceptum), oppure non si sia sufficientemente attivato a ricercare e ottenere un nuovo impiego (Aliunde Percipiendum). La sentenza n. 11122/16 della Corte di Cassazione ha affermato che il datore di lavoro che contesti la richiesta risarcitoria pervenutagli dal lavoratore, ha l’onere della prova dell’Aliunde Perceptum e dell’Aliunde Percipiendum, quindi è lui che deve dimostrare in giudizio il reddito del dipendente dal momento del licenziamento a quello del reintegro obbligatorio, o l’eventuale inerzia dimostrata dallo stesso nella ricerca di una nuova occupazione, al fine di ridurre l’entità del danno presunto. Affidare all’Agenzia incarico di provare gli eventuali redditi percepiti dall’ex lavoratore nel suddetto periodo e verificare se lo stesso abbia svolto o stia svolgendo un’altra attività o non si sia operato minimamente per ricercarne una nuova, significa assicurarsi fonti di prova documentale per richiedere in giudizio una riduzione del risarcimento richiesto dal dipendente, tutelando così il patrimonio aziendale.
Chiunque subisca un atto di concorrenza sleale con dolo o con colpa. È legittimato a richiedere un risarcimento del danno (art. 2600 Codice Civile). La concorrenza sleale consiste nel ricorso a tecniche, pratiche, comportamento e mezzi non conformi ai principi di correttezza professionale per ottenere un vantaggio sui propri concorrenti di mercati. Il reato di concorrenza sleale può essere commesso da società concorrenti, ma anche da soci, collaborati e personale dipendente dell’azienda e può configurarsi come diffusione di false informazioni sull’azienda o campagne denigratorie contro la stessa, sviamento della clientela verso un concorrente dell’azienda da parte del personale dipendente, creazione da parte di concorrenti di prodotti, servizi, marchi pressoché identici a quelli dell’azienda, utilizzo di segni distintivi che producono confusione nel mercato con i nomi e loghi usati dall’azienda, sistematica vendita sottocosto dei propri prodotti (dumping) per sbaragliare la concorrenza, violazione del patto di non concorrenza di un ex dipendente o collaboratore, che dopo aver concluso il rapporto lavorativo con una società, non rispetta le tempistiche contrattuali per poter proseguire nella commercializzazione dei prodotti e servizi ormai in concorrenza con quelli della ditta per cui operava. Tutte queste situazioni possono arrecare sia un danno economico che un danno di immagine per l’azienda, che si vedrà quindi costretta a difendere i propri diritti in sede di giudizio, richiedendo un risarcimento delle perdite o del danno subito a chiunque abbia commesso l’illecito. Affidare all’Agenzia incarico di verificare tali circostanze, significa assicurarsi fonti di prova documentale per tutelare i propri diritti in sede di giudizio.
Con il grande sviluppo delle tecnologie, ormai tutti i dati sensibili delle aziende sono in rete e possono essere facili preda di attacchi cyber, ovvero del crimine informatico, che mina il sistema per ottenere segreti aziendali. Spesso però il problema non è solo esterno all’azienda e virtuale perché in molti casi dipendenti, soci o collaboratori possono sottrarre informazioni riservate mediante chiavette usb, posta elettronica o scambi bluetooth per rivenderle a società concorrenti. Si tratta di azioni illecite, che possono seriamente danneggiare le aziende sia dal punto di vista economico che di immagine, minando alle loro strategie di marketing, alla qualità e unicità dei loro prodotti e servizi, al pacchetto clienti che si sono creati. Secondo il Codice Penale lo spionaggio industriale è un reato punibile con la detenzione o con una pena pecuniaria ed è soggetto a querela della persona fisica o giuridica offesa, la quale può richiedere risarcimento del danno subito dimostrando in sede di giudizio che tale condotta era finalizzata ad un profitto altrui e che ha leso i suoi diritti patrimoniali e di immagine. Affidare all’Agenzia incarico di verificare tali atti illeciti, significa assicurarsi fonti di prova documentale per tutelare i propri diritti in sede di giudizio.
Per incidente informatico si intende un qualsiasi accadimento che leda il corretto funzionamento del sistema informatico dell’azienda, come un attacco informatico, un abuso del sistema da parte di un utente, l’accesso non autorizzato al sistema, la sottrazione dei dati riservati o sensibili, la frode informatica come il phishing che si verifica quando vengono inviate mail molto simili a quelle di enti ufficiali che richiedono di accedere a link dove inserire credenziali e nel farlo la piattaforma estrapola i dati sensibili dell’azienda. A seguito di un incidente informatico è necessario tempestivamente ripristinare le funzionalità e la sicurezza del sistema, ma anche evidenziare i responsabili e le modalità dell’azione, per avviare la giusta tutela legale e assicurativa dell’azienda. Affidare all’Agenzia incarico di verificare tali atti illeciti, significa assicurarsi fonti di prova documentale per tutelare i propri diritti in sede di giudizio, oltre che poter contare su una struttura di professionisti costantemente aggiornati sui prodotti tecnologici e in grado di ripristinare il funzionamento normale del sistema e migliorarne la sicurezza informatica, onde scongiurare ulteriori attacchi.
Un valore primario per l’azienda è certamente quello di proteggere la propria privacy da fenomeni di spionaggio e perdita di informazioni. Spesso concorrenti sleali o collaboratori infedeli collocano all’interno dell’azienda dispositivi illegali come microspie GSM, micro telecamere, microspie analogiche e digitali, sistemi laser e infrarossi per estrapolare a fini di lucro le informazioni riservate dell’azienda. Oltre a questi dispositivi ambientali, ne esistono altri che vengono agganciati ai sistemi di telecomunicazioni (cellulari, computer etc), i software spia che sono in grado di trasmettere a terzi innumerevoli informazioni come : il registro chiamate, i messaggi, l’ascolto vocale delle conversazioni, la posizione geografica sia in tempo reale che degli spostamenti fatti, l’ascolto ambientale fino anche alla visione ambientale a mezzo della fotocamera integrata). L’Agenzia è in grado, attraverso sofisticate apparecchiature, di rintracciare tutti questi dispositivi e software illegali e stabilirne la provenienza, rilasciando all’azienda fonti di prova documentale per adire alle vie legali contro i responsabili e tutelare così i propri diritti.
Il marchio è il segno distintivo dei prodotti e dei servizi dell’impresa offerti nel pubblico mercato e registrandolo presso le Camere di Commercio o gli uffici pubblici dell’UIBM l’azienda acquisisce il diritto esclusivo di utilizzo e si assicura dei vantaggi: una più efficace tutela del valore commerciale di un brand, una protezione dalla contraffazione di terzi con marchi di concorrenza, la possibilità di una fonte di reddito in caso di concessione di licenza. Il nostro ordinamento tutela anche il marchio di fatto, ovvero quello non registrato ma utilizzato nell’attività commerciale di un’impresa, sebbene l’onere probatorio sia più gravoso del marchio registrato. In entrambi i casi l’impresa può subire danni economici e d’immagine nel caso in cui un concorrente sleale si appropri ed utilizzi indebitamente il suo marchio, brevetti, le invenzioni. E’ importante quindi affidare incarico all’Agenzia per verificare tali azioni illecite e raccogliere fonti di prova documentali per adire alle vie legali contro i responsabili di tale offesa, tutelando così i propri diritti e interessi.
Per dovuta diligenza (in inglese due diligence) si intende l’indagine finalizzata a verificare aziende o rami di esse con cui il cliente voglia stringere un rapporto (acquisizione o cessione di partecipazioni societarie, fusioni, cessione o affitto aziendale, stipulazione di un contratto in joint-venture etc), per valutare la convenienza o meno nello stipulare il relativo contratto. Questo processo analizza la struttura organizzativa, la solidità economico-finanziaria, la posizione nel mercato e le potenzialità dell’azienda oggetto di indagine, ne analizza la situazione contabile e fiscale, le obbligazioni, i rapporti con banche e finanziarie, l’organico e verifica i rischi e i problemi connessi alla negoziazione. Affidare all’Agenzia incarico di svolgere tali indagini significa affidarsi a professionisti per la tutela dei propri interessi ed evitare incaute o dannose contrattazioni.
Spesso le aziende si trovano ad avere crediti insoluti per colpa di clienti morosi e questo può causare una grave mancanza di liquidità e in taluni casi può determinare situazioni fallimentari. E’ importante prima di incaricare un legale per il recupero stragiudiziale del credito o per adire alle vie legali, avere un quadro preciso della reale possibilità di recuperare il credito, in altre parole della solvibilità del debitore. L’Agenzia esegue indagini e verifiche per rilevare lo stato patrimoniale e finanziario del debitore, la sua reale operatività, i conti correnti, i protesti, le partecipazioni in altre società etc. Attraverso queste indagini è possibile individuare i beni legalmente escutibili o aggredibili e valutare quindi la convenienza o meno di un recupero del credito stragiudiziale o dell’attivazione di un’azione legale, evitando così altre perdite economiche.